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Viskningar och rop


Nell’estate del 1970 Ingmar Bergman è intento a scrivere la sceneggiatura di “L’Adultera”, ma un’immagine si impone alla sua fantasia: quattro donne vestite di bianco in un interno dalla tappezzeria rossa. Da qui, nasce la sceneggiatura ed i personaggi di “Sussurri e Grida” uno dei tanti capolavori immani del regista svedese.



L’immagine di questa stanza ci ricorda qualcosa…” La Stanza Rossa” di Henri Matisse.

Questo quadro è stato realizzato da Matisse nel 1908. È la versione ufficiale di altre due opere precedenti, rispettivamente realizzate in verde e in blu.



La particolarità di questo dipinto è l’eliminazione della prospettiva, infatti si percepiscono gli oggetti del quadro grazie alle linee nere che definiscono i contorni del tavolo e delle sedie.

Matisse vuole annullare lo spazio: usa gli stessi motivi decorativi sul muro e sulla tovaglia, confondendo i due soggetti.

La caratteristica che ci colpisce di questa tela sono gli alberi celesti in alto a sinistra: è una finestra o un quadro? Non sappiamo esattamente di cosa si tratti. Il pittore francese vuole affermare la terza dimensione ma al contempo la nega. Matisse vuole suggerire a noi osservatori che tutto quello che vediamo in un quadro è finto.


“Sussurri e Grida” inizia con le immagini del parco silenzioso che circonda l’antica villa da cui non si uscirà più: come se la macchina da ripresa si addentrasse in quello spazio dove ogni coordinata temporale è sospesa nell’attesa della morte. L’attesa angosciosa accomuna tre donne, Karin, Anna e Maria, differenti l’una dall’altra, riprese frontalmente nella prima inquadratura che le unisce nel rosso della camera da letto di Agnes, tutte vestite di un bianco più funebre del nero. Quest’ultima è una pover donna malata di tumore, costretta a restare a letto per via dei forti dolore che le provoca la sua malattia. Agnes è convinta che le sue sorelle le donino affetto ed è tormentata dai ricordi dell’amore non corrisposto per una madre assente. Con lei ci fu un unico momento di vicinanza, quando la donna soffriva per oscure ragioni e la figlia la accarezzò una guancia: pochi istanti di silenziosa intesa in una vita di estraneità.

È lo stesso sentimento che provano per lei le sorelle Karin e Maria, pronte ad assisterla solo per dovere.



Una delle scene più memorabili e crude di Sussurri e Grida è la crisi respiratoria notturna di Agnes.



Questo momento rimanda al Pala Baglioni di Raffaello,richiesta nel 1507 dalla nobildonna Atalanta Baglioni per la cappella di famiglia in San Francesco al prato a Perugia. L'opera è conservata presso la Galleria Borghese di Roma. La realizzazione è stata preceduta da attenti studi e parecchi disegni preparatori. Ma si tratta di un tema voluto da Atalanta, come ricordo e omaggio al figlio Grifonetto, ucciso nel 1500 dai membri della sua famiglia. Si è ipotizzato che il trasportatore al centro sia un ritratto di Grifonetto, e la Madonna addolorata allude al dolore della madre. Non potendo rappresentare il figlio di Atalanta come Cristo, il pittore gli da le sembianze dell’uomo che lo trasporta. All’interno dell’opera ci sono anche la moglie di Grifonetto, ovvero la Maddalena con i capelli al vento, e San Giovanni con le mani giunte. I personaggi sono divisi in due gruppi, in modo da formare una V al centro che costringe l’osservatore ad ammirare il paesaggio. Si formano, così, due ambientazioni fra passato e presente: la morte di Cristo e quella di Grifonetto.


La figura di Agnes rimanda al quadro “La fanciulla malata” di Edvard Munch. Così come Karin e Maria, anche il pittore norvegese ha perduto una sorella a causa di una malattia. Questo quadro, infatti, ritrae la morte della povera fanciulla. Il suo volto pallido rivolto verso la finestra non ci permette di percepire se sia viva oppure se sia deceduta. Il bicchiere rosso in primo piano e la bottiglia d’acqua sul comodino ci fanno dedurre che il personaggio stia assumendo delle medicine. In tal caso, ogni singolo particolare del quadro rimanda alla malattia e alla sensazione di morte. Anche la stesura dei colori ci inquieta: è denso e grumoso, sembra che la tela sia stata graffiata.



L’unica donna che aiuta Agnes a scivolare via dalla vita è Anna, la domestica. La pover donna che, dopo aver perduto sua figlia, si lega alla sua padrona, così tanto da donarle il suo seno per confortarla.

Il film si chiude con un ricordo felice di Agnes: una tranquilla giornata di sole passata a passeggiare e chiacchierare con le tre donne più care a lei, ignara che due di loro la stavano ingannando

L’immagine finale ritrae le quattro donne vestite di bianco camminare in armonia. L’atmosfera è soave, limpida. Tutte ridono e sembrano volersi bene. Riecheggia nell’aria la voce di Agnes che afferma serena :“Ora, per qualche istante, posso assaporare la perfezione; e sento di dovere essere grata alla mia vita che mi dà tanto”.

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