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L'arte in Arancia Meccanica



Se parliamo di film cult, non possiamo non pensare ad uno dei cult per eccellenza…stiamo parlando di Arancia Meccanica, film del 1971 diretto e scritto sequenza per sequenza da Stanley Kubrick.

Anfibi e bombetta nera, pantaloni e camicia bianca e una protezione per il basso ventre: questa è l’uniforme che Alex e i suoi Drughi hanno indosso di sera e ogni volta che si prestano alle violenze più brutali. Per i Drughi la serata perfetta consiste nel bere un paio di bicchieri di latte + (“latte con qualche droguccia mescalina al suo interno”) al “Korova Milkbar”, pestare a sangue un malcapitato barbone, rubare auto provocando incidenti e penetrare nella villa di uno scrittore violentandone la moglie.



Ciò che contribuisce alla creazione di un’atmosfera surreale ma al contempo funge da dimostrazione della brillantezza e maniacale ricercatezza di Kubrick nei suoi film, è senza dubbio l’inserimento di riferimenti artistici pensati nei minimi dettagli:

Basterebbe l’apparizione iniziale degli arredi del Korova Milk Bar. Il locale dove si ritrovano Alex e i suoi “Drughi”, in cui vi sono delle donne “rese oggetti” che fungono, non a caso, da sedie e tavoli. Questa scelta che Kubrick fa, ha esplicite analogie con due provocatorie sculture realizzate nel 1969 dallo scultore, pittore e fotografo Allen Jones: “Chair” e “Table”.



L’avanguardista inglese, spesso contestato per la violenza esplicita delle sue opere, fu pubblicamente additato come divulgatore di un'immagine profondamente sbagliata e irrispettosa della dignità femminile. Ma a questo punto è bene chiedersi: Cosa vogliono davvero dire queste sculture? Sono realmente una mercificazione del corpo femminile o sono al contrario una denuncia alla mercificazione stessa del corpo?

L’artista Allen Jones e lo stesso Stanley Kubrick che gli commissionò le opere, sostennero chiaramente di voler combattere l'utilizzo a fini pubblicitari di un'immagine di donna sottomessa, utilizzata e funzionale solo all'atto della seduzione. In Arancia Meccanica, dunque, le sculture non sono altro che un’ulteriore espressione di desertificazione dei valori sociali.



Il macabro del cult Kubrickiano consiste soprattutto nell’espressione dell’ultraviolenza gratuita e senza filtri. Ma non è tutto, poiché la violenza compiuta da Alex e i suoi drughi viene messa in scena sotto le note di musica classica. È in particolar modo il protagonista Alex, grande appassionato di Beethoven ad interpretarla e trasformarla in arte.

Paradossalmente la lotta diviene una danza e i criminali divengono artisti. L’importanza della musica proviene in primo luogo dal regista americano, poiché egli sostiene che la musica sia la fonte universale della conoscenza.

 “Penso che la musica sia uno dei modi più efficaci per preparare il pubblico e sottolineare dei concetti che si vogliono far notare ad esso. L'uso corretto della musica, è una delle armi più potenti che un regista abbia a disposizione.”



Ma la rilevanza della musica,fu già constatata agli inizi del ‘900, con l’artista astrattista Vasilij Vasil'evič Kandinsky, il quale affermò, attraverso un libro intitolato “Lo spirituale dell’arte” che la musica fosse l’elemento universale che unisse gli uomini, ancor più dell’arte e che fosse la musica stessa, la forma d’arte suprema.

Per il pittore russo,tutto ebbe inizio durante la sua infanzia, giacché la prima forma d’arte con cui venne a contatto fu proprio la musica, studiando per diversi anni sia violoncello sia pianoforte.

Secondo Kandinsky l’arte, per essere definita tale, deve rappresentare un flusso di emozioni,allo stesso modo della musica, attraverso colori e forme.

Il concetto del pittore è teorizzato nella sua opera “Impressione III”, che ha come sottotitolo “Concerto”, dipinta dal pittore poco dopo un concerto del compositore Schoenberg. Sulla tela si nota una grande macchia nera che ricorda un pianoforte e un’ampia zona in giallo, che per Kandinskij era il colore del calore spirituale, mentre alcune sagome sulla sinistra di colori accesi suggeriscono la presenza del pubblico.



Altra testimonianza dell’amore di Kubrick per l’arte è senza dubbio lo speculare riferimento a Van Gogh nella scena di Arancia Meccanica in cui Alex ha un’ora d’aria in carcere.

Il regista per la realizzazione della scena, si ispira alla “Ronda dei carcerati”, uno degli ultimi quadri del pittore olandese.



Il quadro nasce da una tragica esperienza di Vincent che nel Maggio del 1889 fu ricoverato nell’ospedale Saint-Paul-de-Mausole, dopo che venne allontanato dalla città di Arles per i suoi comportamenti imprevedibili e spesso violenti. Suo fratello Theo, gli inviò numerose stampe affinché non cessasse di dipingere. La ronda dei carcerati è infatti a sua volta la copia fedele di un’incisione di Gustave Doré.



Ciò che spicca a primo impatto, denotando la somiglianza fra la scena di Arancia Meccanica e l’opera d’arte é  l’andamento circolare dei carcerati(marcato dalla presenza stessa di un cerchio sul pavimento). Nel quadro di Van Gogh,tra la folla si scorge un uomo che fissa lo spettatore, il quale secondo alcuni,rappresenterebbe un autoritratto. Il suo volto è stanco ed emotivamente perso. Nonostante nel film la medesima figura non volga lo sguardo verso l’osservatore, possiamo comunque dedurre che si tratti del protagonista e che, così come Van Gogh ha voluto rappresentare il suo spaesamento interiore e  la sua perdita di valori, allo stesso modo Kubrick ha voluto conferire al protagonista Alex, la stessa carica emotiva e le stesse sensazioni.  La scena, a mio avviso, oltre che a mostrare l’importanza dell’Arte per Kubrick,  è considerabile un invito alla riflessione sul contesto carcerario, sull’isolamento e l’esclusione sociale.

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