top of page
kocchins

Andrej Tarkovskij ed il suo amore per l'arte


Andrej Tarkovskij è stato uno dei registi più influenti e miliari del ventesimo secolo. Il regista russo è unico nel suo genere. Egli è capace di toccare l’animo degli spettatori con i suoi film dal significato profondo e dal tocco poetico. Le lunghe sequenze di Tarkovskij non sono per tutti, hanno tematiche spirituali accompagnate da un linguaggio aulico e da immagini intense.




Tarkovskij fu molto affascinato dai dipinti seducenti e dallo stile sublime di Leonardo Da Vinci. Infatti, in uno dei suoi capolavori “Lo Specchio”, il regista russo, omaggia il pittore italiano in una breve scena, nella quale un bambino sfoglia un vecchio libro contenente i disegni dell’artista. La madre, protagonista della quale non si sa il nome, in una delle inquadrature iniziali pare somigliare a Ginevra de' Benci, donna ritratta da Leonardo Da Vinci nel 1474 circa: volto pallido, capelli color oro raccolti, sottili ciuffi che incorniciano il viso, occhi persi nel vuoto ed espressione senza pathos.



Invece, in “Solaris”, masterpiece di fantascienza in risposta a 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, Hari indossa un nastro dai toni chiari di marrone, proprio come quello del ritratto di una Sforza, dipinta nel 1495 sempre dal pittore che ha dato il nome alla nostra scuola.



La vita del pittore medievale (realmente esistito) Andrej Rublëv, viene leggermente romanzata dal regista spirituale e metafisico Andrej Tarkovskij. La drammaticità è onnipresente e filtrata dalla coscienza soggettiva. Tarkovskij invita lo spettatore a osservare quel mondo selvaggio attraverso lo sguardo malinconico dei sudditi, con un tramestio di suoni ed immagini che rappresentano il tumulto interiore di Rublëv. Così facendo, la pellicola offre riflessioni profonde sulle prerogative dell’artista, sul valore umano della spiritualità e sui misteri della fede cristiana.


Il film passa da fredde scene in bianco e nero, a un arcobaleno di colori nel breve epilogo, dove il regista fa una lenta panoramica su sedici icone e affreschi di Rublëv, la cui grandezza è esaltata dalla densa musica corale di Vjaceslav Ovcinnikow.



Nostalghia è sicuramente uno di film più affascinanti ed intensi che la storia del cinema custodisce. La pellicola mostra il viaggio di Andrej Gorciakov, uno scrittore russo, in Italia, il paese in cui, un tempo, visse un musicista del Settecento suo connazionale, di cui egli sta ora scrivendo la biografia. Andrej è incuriosito da un anziano signore chiamato Domenico, il pazzo del paese. Egli aveva rinchiuso per sette anni la famiglia in casa. Il protagonista si sente vicino al pover uomo, è convinto di poterlo capire, per lui non è pazzo, è speciale ed incompreso. Quasi reincarnando il folle uomo dell’aforisma 125 della Gaia scienza nietzschiana - "Dove se ne è andato Dio? “, gridò, “Siamo stati noi a ucciderlo. Dio è morto!" –, Domenico si reca a Roma e, in Piazza del Campidoglio, davanti ad una pseudo-folla di volti anonimi, teatranti solitari, disposti come le monadi della Golconda di Magritte.



Renè Magritte, in quest’opera, ritrae il suo solito personaggio, con completo e bombetta neri, moltiplicandolo sulle mura delle abitazioni. Non si sa con esattezza se i personaggi stiano piovendo dal cielo o si stiano elevando dall'asfalto. In ogni caso, l’aspetto certo è che vi è una frantumazione di ogni regola fisica e matematica che ci lascia perplessi e disorientati, dato che rompe ogni nostra certezza riguardo alla consistenza e al peso dei corpi. Cosa rappresenti questo quadro non si sa, lo stesso pittore ha affermato che quelli che riescono a capirlo sono fortunati. Forse perché siamo tutti uguali? Siamo tutti alienati? L’interpretazione va a noi. Non è un caso se vediamo le case tagliate. Forse siamo uno di quegli omini neri fluttuanti?



101 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page