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Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità




Vincent Van Gogh è un pittore olandese appartenente alla corrente post impressionista.

Per capire la sua arte è importante conoscere la sua vita, che è stata molto particolare. In vita, non è mai stato riconosciuto come artista, e come è noto ha venduto solo un quadro; divenne famoso solo dopo la morte. Suo fratello Theo lo incoraggiò e lo aiutò economicamente; così, grazie a lui, Vincent andò in Francia e conobbe la pittura impressionista. Per un periodo si trasferì poi ad Arles, andando a vivere col suo amico pittore Gauguin. I due artisti inaugurarono così un periodo fecondo di collaborazione artistica e scambio di idee, che si interruppe però bruscamente con un violento litigio, nel corso del quale Van Gogh, in preda a una crisi nervosa, si tagliò un orecchio. Gauguin si diede alla fuga, e Van Gogh fu ricoverato in una clinica. Qui venne seguito da un dottore illuminato, che riconobbe il suo talento e lo incoraggiò a continuare il suo lavoro. Nonostante il ricovero e lo stato precario di salute psichica, Vincent continuò così a dipingere assiduamente, finché, a trentasette anni, mentre stava dipingendo il suo ultimo quadro, Campo di grano con corvi, si sparò un colpo allo stomaco. Non morì subito, ma dopo due giorni, tra le braccia di Theo.  


Il regista Julian Schnabel, nel suo film “Sulla soglia dell’eternità”, ha raccontato gli ultimi anni tormentati della vita di Van Gogh. La visione di questo film consente di conoscere meglio la personalità dell’artista. Egli viene descritto come un uomo solitario e istintivo, dai sentimenti forti e violenti, tanto da essere considerato pazzo dagli abitanti di Arles. Le sue parole pronunciate a riguardo sono: “Molti dicono che sono pazzo, ma la follia è una benedizione dell’arte”. Pare che il pittore fosse consapevole di non essere compreso, perciò cercava dei modi per esprimere la sua interiorità. Infatti il regista cerca di evidenziare il dramma della condizione umana, seguito anche dagli insuccessi professionali, che portano il povero Van Gogh ad isolarsi dalla realtà e ad avere crisi nervose.



Nel film viene ben raccontato l’intenso rapporto con il fratello Theo, l’unica persona che lo comprende e lo ama, sempre presente nei suoi momenti di difficoltà; l’unico in grado di regalare a Van Gogh rari momenti di felicità e calma.



Oltre al fratello c’era la natura, con la quale il pittore aveva uno stretto rapporto. Nel film si coglie molto bene la nascita della passione per i colori dell’artista, mentre guarda la natura.



In certi passaggi si nota anche il modo in cui dipingeva, dato che le sue opere vengono riprese da vicino. Per lo più, dal suo rapporto con Gauguin, nascono dialoghi sull’arte riguardanti le teorie su cui si basavano le opere stesse. Ci sono citazioni che marcano perfettamente la concezione artistica del pittore, come: “A me piacciono i pittori che dipingono con un gesto netto ad ogni pennellata”. Qui si nota la sicurezza che ha Van Gogh per qualcosa che ama, cioè l’arte.



Il titolo della pellicola viene preso da uno dei più celebri quadri dell’artista olandese, che ha realizzato nel 1890, durante uno dei momenti più difficili della sua terapia presso un ospedale psichiatrico. Il quadro non è istintivo, ma è frutto di un disegno a matita fatto precedentemente. Il soggetto del quadro è un veterano, che il pittore aveva incontrato circa un anno prima all’interno di un ospizio. Nell’opera i colori riescono a trasmettere più sensazioni della stessa immagine: il protagonista è rappresentato con colori molto scuri, che sono il blu e il marrone; inoltre, questi colori, sono poco distaccati dall’ambiente, in modo da evidenziare un senso di tristezza e allontanamento.

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