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Raoul Haussmann - “Testa meccanica” (Lo spirito del nostro tempo) (1920)

Raoul Haussmann è stato uno tra i più importanti artisti del Dadaismo europeo.

Il suo capolavoro è “Testa meccanica”, realizzato utilizzando una testa porta-parrucca. L’artista austriaco ha aggiunto sulla testa alcuni elementi come ad esempio un righello, il meccanismo di un orologio da taschino, pezzi di macchina da scrivere e di fotocamera, un portafoglio in coccodrillo e altre oggetti.

La testa in legno è molto semplificata e le diverse parti anatomiche sono appena accennate. Gli occhi sono semplicemente incisi al di sotto dell’arcata sopracciliare. Il naso, molto sottile alla radice, si allarga in basso con una forma a goccia. La bocca infine è limitata ad una piccola fessura con forma a V. L’ovale del volto infine è allungato verso il basso e termina nel piccolo mento. La testa poggia inoltre sulla base creata dal collo cilindrico tagliato poco sotto il mento.

Raoul Hausmann in occasione della sua antologica del 1967, consacrò la sua opera come icona anti borghese. Il titolo e la data di esecuzione furono proposti in questa occasione. Fu in quel momento infatti che la testa dada assunse tanta importanza e il Dada confermò la sua vocazione rivoluzionaria e di ricerca di un uomo nuovo.

Il sottotitolo dell’opera, “Lo spirito del tempo”, fa comprendere l’intenzione di Haussmann, ovvero il cambiamento dello spirito del nostro tempo rispetto al passato.

Diverso dalla concezione astratta di spirito per i romantici, Haussmann pensa che le cose siano cambiate: la testa dell’uomo contiene dei pensieri materiali, non più astratti.

Di questo concetto ne aveva parlato già il filosofo tedesco Feuerbach, affermando che l’uomo non è più un qualcosa di astratto o di spirituale, ponendosi in posizione critica nei confronti di Hegel e del Romanticismo, ma un essere fatto di carne e ossa, di sangue e si relaziona con gli altri esseri attraverso la sensibilità.

Partendo da ciò il tedesco condurrà la sua tesi di “materialismo” (il quale ispirerà anche Marx), arrivando alla conclusione che se l’intento è quello di migliorare la condizione spirituale del popolo, bisogna prima migliorare la condizione materiale, in questo caso l’alimentazione (“l’uomo è ciò che mangia”), andando contro involontariamente, quindi, alla filosofia di Schopenhauer. L'autore di “Parerga e paralipomena”, infatti, sosteneva che il mondo materiale è solo un inganno posto in essere dalla natura; mentre Feuerbach, dal canto suo, riteneva che la natura non poteva più ricoprire un ruolo antitetico all'uomo.

Inoltre, Feuerbach s’interesserà anche della questione del lavoro, considerato come l’unico mezzo per potersi nutrire, dando successivamente spunto al materialismo storico di Marx.


Concezione astratta come obbligo morale

Chissà quante volte abbiamo detto o ci siamo sentiti dire che siamo dei “materialisti” perché diamo più importanza ,ad esempio, agli oggetti, a un libro o a un cellulare.

Si è sviluppata, ormai, una tendenza che induce a credere più idealisti e sereni coloro i quali preferiscono un abbraccio, o una bella parola, rispetto a chi invece preferisce cose più concrete, ritenute appunto "materiali".

Nel XX secolo, in un certo senso, la gente era diventata “egoista” a causa del “crollo delle certezze”, preso in considerazione dal filosofo tedesco Nietzsche, ma anche dal psicoanalista austriaco Freud.

L’uomo non ha più una morale, manca qualcosa in cui credere. Per questo è il periodo perfetto, tra l’altro, per l’ascesa dei totalitarismi perché, in queste circostanze, l’uomo preferisce uno “spirito-guida” che lo conduca verso la strada “migliore”, come ad esempio ha sempre fatto con Dio (facendo storcere il naso a Feuerbach).

In questo periodo di caos generato anche da un notevole sviluppo industriale, l’uomo non ha più uno scopo ben preciso e non riesce a dare un senso alla propria esistenza. Quindi preferisce essere egoista e pensare alla propria sopravvivenza.

In genere, lo stato permanente di incertezza ha sempre spaventato l'uomo: egli ha costantemente bisogno di dare un senso logico a ogni cosa, perchè, appunto, l'uomo ha paura dell'ignoto, e ha bisogno di dominare ciò che non conosce.

Oggi l’uomo vuole dimostrare che ha imparato dal passato e ha superato questa concezione materialistica perché oggi il suo intento è volto a un progressivo miglioramento dell'umanità.

Ma la concezione materialistica non può essere abolita del tutto. Anche il solo nutrirsi, fondamento della vita stessa, è un atto materiale: le leggi morali astratte non bastano alla sopravvivenza.

L’uomo ha bisogno soprattutto di cose materiali per poter vivere dignitosamente.

Lo stesso Feuerbach ha affermato che l’alimentazione non solo migliora o logora il fisico, ma anche l’intelligenza e la coscienza di una persona.

La domanda che vi pongo (e che mi pongo) è la seguente: è meglio vivere con degli obblighi morali astratti imposti dalla società, o cercando anche, magari con un po' di sano egoismo, il proprio benessere materiale e la propria felicità?

Mariano Cannone

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