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la natura attraverso le forme della geometria


Paul Cèzanne, “La montagna Sainte-Victoire vista dai Lauves”, 1902-1906. The Filadefia Museum of Art.


«Non dobbiamo dipingere ciò che pensiamo di vedere, ma ciò che vediamo. A volte bisogna sforzarsi per farlo, ma è questo che la nostra arte ci chiede ... Alle Belle Arti vogliono insegnarti le leggi della prospettiva, ma non hanno mai capito che la prospettiva risulta da una giustapposizione di superfici verticali e orizzontali, e che questa è la prospettiva. Io l'ho scoperto con tanta fatica e ho dipinto in superfici, perché non dipingo nulla che non abbia visto e quello che dipingo esiste» - Paul Cèzanne


Paul Cèzanne dedicò la sua produzione artistica alla riflessione sulla verità essenziale delle cose e al modo di rappresentarla. L’artista aveva identificato l’occhio e l’intelletto come i due strumenti necessari per la lettura della realtà; il primo percepiva la natura con i sensi, il secondo la indagava attraverso il pensiero, per giungere così alla verità nascosta dalle apparenze, che si identificava con la geometria. L’essenzialità geometrica delle forme e il colore costituivano la sostanza reale della figura, sulla quale poi il pittore introduceva le sue percezioni, le vibrazioni della luce date dal giallo e dal rosso oppure le tonalità dell’azzurro che coglievano l’essenza dell’aria.

Simile al pensiero di Cèzanne è quello di Baruch Spinoza. Lo spinozismo nasce da una delusione verso i comuni valori della vita e si basa sulla ricerca di un bene vero capace di dare significato all'esistenza, prescindendo da quelli vani e universalmente agognati dall'uomo. Il sommo bene è raggiungibile tramite la ricerca dell’infinito e dell’eterno, ovvero della natura con il suo ordine geometrico.

Perciò, quando contempliamo i paesaggi di Cèzanne, è come se percepissimo l’armonia su cui si crea il mondo di Spinoza. Ma la visione del filosofo olandese non si ferma a una riflessione sul cosmo, vuole invece aiutarci a capire anche la nostra natura, dandoci un manuale di ars vivendi, basato sul geometrismo morale.

È un difetto di molti quello di vivere le passioni come qualcosa da reprimere. Spinoza ci dice che così non possiamo raggiungere la felicità. Le passioni non sono una colpa dell’uomo, perciò non le si deve condannare come vizi, ma bisogna comprenderle come una parte necessaria della nostra vita. Questa idea però non è una scusa per lasciarsi muovere dall'istinto, perché essere preda delle passioni è dannoso quanto reprimerle. Bisogna invece capirne l’origine, in modo da essere in grado di superarle e conviverci. La conoscenza di noi stessi è la nostra vera libertà, in quanto solo così possiamo ponderare le nostre azioni e vivere felici e senza rimorsi.

Conoscere noi stessi vuol dire anche conoscere la sostanza, perché noi siamo parte di essa, quindi siamo parte della natura che è eterna e infinita. Se si guarda in questa prospettiva, ci si può rendere conto di essere parte di qualcosa di più grande e di non essere limitati alla finitezza. E si può andare oltre tutto ciò che di limitato e limitante c’è nella vita, per perseguire invece l’amore che nutre il nostro essere.


«L’amore di una cosa eterna e infinita nutre l’anima di pura gioia, questo è ciò che si deve desiderare e ricercare con tutte le nostre forze.» -Baruch Spinoza


ANGELA CAPRIATI




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