top of page
Immagine del redattorearshumanablog

la natura secondo leonardo

Leonardo artista, quello che conosciamo, non è che una piccola parte della personalità di questo genio del Rinascimento. In lui, infatti, convivono e si completano arte, scienza, musica e ingegneria.


Si afferma, tra l’altro, che con Leonardo sia nata l’ecologia: egli fu il primo scienziato che studiò la natura non per dominarla, ma solo per comprenderla. É da essa infatti che trae ispirazione per i suoi capolavori, cercando di riprodurla minuziosamente, poichè riteneva che l’ingenium della natura fosse superiore al disegno umano e comprese dunque che sarebbe stato saggio rispettarla e imparare da essa.

Da qui nasce anche una differenza fondamentale tra Leonardo e il contesto rinascimentale. Laddove gli intellettuali del Rinascimento erano “trombetti e recitatori delle opere altrui“ che tentavano di imitare e imparare la cultura greca e latina, Leonardo, “homo sanza lettere”, desiderava un sapere universale per ritrarre la natura, ovvero il reale.

Ecco perché l’anatomia dei corpi non segue i canoni artistici ma le osservazioni dirette dello stesso artista. É noto che egli conducesse studi personali sul corpo umano e animale (spesso tramite cadaveri ottenuti illegalmente). Persino la flora presente nei suoi dipinti ha forme e nomi perfettamente riconoscibili sia dai suoi contemporanei che dalla critica moderna.



 

Basti notare la varietà di fiori presenti nell’hortus conclusus dell’Annunciazione e il filare di essenze erbose (olmi, cipressi, abeti e la singolare Araucaria araucana, giunta dal

Sudamerica), o come le piante (di cui Leonardo sceglie specie adatte ad ambienti umidi) che rivestono la grotta nella Vergine delle Rocce crescano solo dove l’arenaria erosa lascia spazio per far crescere le radici, senza seguire uno schema decorativo, anzi. Da un’analisi più approfondita, emerge che le piante riprodotte seguono lo stadio di crescita consono alla stagione. Esse alludono a dei significati: la primula sotto il ginocchio del Bambino allude alla purezza; l'aquilegia (chiamata anche “erba del leone” o “colombina”) dietro la spalla sinistra di Maria richiama gli evangelisti Giovanni e Marco, lo Spirito Santo e la Trinità (per via delle foglie tripartite); gli anemoni simboleggiano la Passione di Cristo, l’acanto la Resurrezione, il ciclamino l’amore e la devozione; infine il Galium verum (o “letto della Madonna”) presente sotto la mano della Vergine, venne usato da Giuseppe come giaciglio per Maria e i suoi fiori si trasformarono in oro alla nascita di Gesù. [1]



 

Ma l’opera in cui l’amore leonardesco per la natura si mostra in tutta la sua magnificenza è sicuramente l’affresco della Sala dell’Asse [2]: un possente pergolato di gelsi si innalza dalle pareti al soffitto in un intrico di rami e foglie con un effetto trompe l’oeil, lasciando intravedere il paesaggio della campagna lombarda. Nonostante il dipinto, presente nel Castello Sforzesco di Milano, sia rimasto incompiuto per via dell’invasione francese, dà comunque agli spettatori l’illusione di trovarsi in un giardino ricco di natura e allegorie. La critica artistica le associa tradizionalmente alla famiglia Sforza, ma Fritjof Capra fornisce un’interpretazione particolare:

«I tronchi individuali, o colonne, su cui poggia la decorazione possono essere visti come i trattati che l'artista aveva progettato di scrivere su vari argomenti, fondati sul terreno della conoscenza tradizionale ma intesi a farsi spazio e a portare la scienza umana a nuove vette. Mentre si dispiegavano, i contenuti di ciascun trattato si collegavano l'uno all'altro a formare un tutto armonioso. Le somiglianze di schemi e processi che legano diversi aspetti della natura forniscono il filo dorato che integra le multiple ramificazioni della scienza di Leonardo in una visione unificata del mondo». [3]


Emerge dunque, dall’estrema sensibilità dell’artista e dal suo sforzo di rimanere quanto più possibile fedele alla realtà, un profondo rispetto verso la Terra. In un’epoca come la nostra, in cui la civiltà umana collassa sotto il peso dei propri errori, l’arte di Leonardo Da Vinci appare quasi come una profezia, un monito, una rivelazione. Un invito, quindi, ad amare quella che, in fondo, è e sempre sarà la nostra sofferta, bellissima Madre Natura.



- 𝒮𝒶𝓂𝓊𝑒𝓁𝒶 𝒫𝒶𝓁𝓂𝒾𝓈𝒶𝓃𝑜



 

[1] -Annunciazione. Particolare. ca 1472/1475. Olio su tavola, 100x221,5 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi.

-Leonardo, La Vergine delle Rocce, ca 1483-1486/1490. Olio su tavola trasportato su tela, 198x123 cm. Parigi, Museo del Louvre.

[2] Volta della Sala delle Asse, 1498. Pittura a tempera su intonaco/ monocromo. Milano, Castello Sforzesco.

[3] F.Capra, "L'anima di Leonardo: Un genio alla ricerca del segreto della vita", 2012



38 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page