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Il viandante sul mare di nebbia

Articolo di Rosanna Mancini, cover di Natalia Saponaro. Caspar David Friedrich fu uno dei principali interpreti del romanticismo europeo e autore di paesaggi simbolici nei quali a prevalere è l’elemento climatico. Nacque a Greifswald, una cittadina della Pomerania svedese che si affaccia sul Baltico, il 5 settembre del 1774. Era il sesto di dieci fratelli. Egli incontrò la pittura nel 1790 nell’università di Greifswald.

Il suo dipinto più noto è “Il Viandante sul mare di nebbia”, considerato il manifesto della pittura romantica. Oggi è un’icona che rappresenta il piacere di viaggiare. Uno dei temi del romanticismo è proprio quello del senza patria, del viaggiatore. L’uomo è in piedi, appoggiato su un bastone, di spalle. Si trova su uno sperone roccioso che domina tutta la parte inferiore del dipinto. Sotto di lui sale la nebbia tra la quale si intravedono alcune cime coperta da radi alberi. Verso l’orizzonte poi si scorgono delle montagne alte e impervie. Il cielo nuvoloso, le nubi più basse, si fondono con il mare di nebbia.

Colori chiari e brillanti come il blu, il giallo chiaro, sono distribuiti nel cielo e nella nebbia e inoltre riescono ad intensificare il grigio perla dei vapori. Sulle rocce invece troviamo colori che ricordano i muschi, i licheni e la pietra umida.

Il Viandante è un nuovo eroe che è arreso al mondo e al suo destino, un eroe che si avventura verso il suo futuro drammatico.

I temi nel dipinto sono quelli dell’infinito, dello smarrimento empatico attraverso l’immedesimazione con il paesaggio naturale nel quale si ha un evento meteorologico. La natura è essa stessa protagonista vivente, che assume sicuramente più importanza del viandante posto di schiena.

L’uomo invece appare misero in confronto alla vastità naturale che ha di fronte. Il Viandante si perde nella contemplazione del mare di nebbia, che sta a rappresentare proprio un’esperienza interiore e spirituale nella quale indaga la propria anima, la propria fede, le proprie insicurezze.

L’opera in sé ha messaggi multiformi: attesta sicuramente il senso di imperfezione e di umiltà che sperimenta l’uomo durante la contemplazione dell’infinito, ovvero Dio, che qui è rappresentato dal mare di nebbia, mentre la vista del paesaggio rappresenta la vita.

Ho scelto questo dipinto perché penso che abbia un significato importante, tratta di un conflitto tra noi stessi, il voler scappare. Ma scappare da cosa? Dalla realtà? Dalla solitudine? O forse dal caos interiore? Io credo che Friedrich si sentisse confuso, turbato, e nella natura cercava proprio la tranquillità, la serenità. Forse, si sentiva anche solo, e tentava di scappare da questa solitudine che lo stava schiacciando; e solo nella natura cercava e trovava un conforto a tale stato d’animo.



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