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il carpe diem di bacco e arianna

Invito gioioso a goder della vita, dell’amore, dell’oggi.




Artista: Annibale Carracci (1560-1609)

Datazione: 1577-1578

Ubicazione: Roma, Palazzo Farnese, galleria

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco


Dopo aver sconfitto il Minotauro, Teseo ed Arianna fuggirono insieme da Creta e si fermarono sull'isola di Nasso dove il ragazzo abbandonò la fanciulla.

Quando il dio Bacco arrivò sulla stessa spiaggia dove era stata abbandonata Arianna, conquistato dalla sua bellezza, il dio si innamorò di lei, la sposò e la portò con se.

Questo mito tornò in auge nell’Umanesimo, il Trionfo di Bacco e Arianna divenne il tema di quadri e affreschi, nonché di rappresentazioni e poesie, come quella di Lorenzo il Magnifico che nella sua "Canzona di Bacco", tratta dai canti carnascialeschi, declama:


“Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.”











Parte iniziale del testo originale del Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de Medici.




La ballata si apre con un’esaltazione del carpe diem oraziano, per usare un’espressione tratta dalla cultura latina, ossia cogli l’attimo, godi dell’ebbrezza e della follia del presente.

È una celebrazione della giovinezza e dei piaceri della vita, nonché un invito a godere dell'amore e delle altre gioie terrene quando ve ne è ancora la possibilità.

Il componimento invita edonisticamente a non


sprecare la vita nell’attesa incerta del domani.

Quest’atmosfera incentrata sulla ricerca del piacere è ripresa da Annibale Carracci nell’affresco “Trionfo di Bacco e Arianna”, in cui, nel locus amoenus sulla costa dell’isola di Nasso, nel silenzio della natura, irrompe il corteo del dio Bacco, accompagnato da ninfe, putti alati e figure festanti. In una scena ricca di corpi e di colori freschi, vivi ed equilibrati.

I movimenti armoniosi del corteo riprendono il gusto fortemente edonistico della ballata.

L’affresco vuol far trasparire l’antagonismo tra amore sensuale, raffigurato da Arianna, seduta alla sinistra del dio Bacco, e l’amore sensuale rappresentato da Afrodite, figura seminuda in basso a destra.



Affresco di Bacco e Arianna, parte centrale della Galleria Farnese a Roma



Nonostante tra Lorenzo il Magnifico e Annibale Carracci ci sia un divario cronologico di circa un secolo, entrambi sfruttano l'allegoria del corteo di Bacco e Arianna e degli altri personaggi, che diventano un inno all'amore (rappresentato dai due protagonisti della sfilata) e ai piaceri mondani.

Nell’Umanesimo il piacere è esaltato come un elemento di realizzazione dell’individuo. C’è un’apertura nei confronti del godimento dei beni materiali.

Le figure che compaiono nel corteo simboleggiano la celebrazione dell’amore, l’attaccamento terreno ai piaceri dell’esistenza, la cortesia e la gentilezza.

È un Invito a ballare, suonare e cantare, piuttosto che dedicarsi solo alla fatica, in quanto la vita è già piena di dolore.

La “Canzona di Bacco” si rifà al concetto di vanitas vanitatum, ovvero il famosissimo monito medioevale che significherebbe vanità della vanità, tutto è vano e fugace. Nonostante questo riferimento al momento riflessivo e malinconico, prevale l’elemento festoso, chiassoso, ovvero il momento in cui l’allegria trionfa.

All’esaltazione della giovinezza, intesa come età più bella della vita segue la consapevolezza dell’incertezza del futuro, del tempo che passa e non torna più, dell’oscurità del domani e della caducità della bellezza.

Questo momento, tuttavia è sospeso grazie all’incredibile momento di festa che è tipico del carnevale, è tipico del carnevale riuscirsi a godere quel momento effimero, che sospende le preoccupazioni e le tristezze per consolare gli animi nella spensierata follia dell’oggi.

Esorcizziamo dunque la fugacità delle cose belle della vita, consapevoli “Che del doman non c’è certezza”.


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