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Immagine del redattoreMariangela Bianco

INVALIDI DI GUERRA GIOCANO A CARTE - giocare con la vita degli altri


"Invalidi Di Guerra Giocano A Carte", Otto Dix, 1920, Olio su tela con collage, Neue Nationalgalerie di Berlino

Tra uno dei più importanti esempi di "Neue Sachlichkeit" (Nuova Oggettività), ricordiamo Otto Dix, pittore tedesco nato il 2 dicembre del 1891. Un vento di rivoluzione, un empatizzare collettivo, un rifiuto dell'arte bellica: tutto questo era la Nuova Oggettività, una corrente artistica nata in Germania a seguito della prima guerra mondiale, che ha mosso i primi passi su un territorio martoriato, portato allo stremo ed esasperato dalla guerra.

Originario di una famiglia proletaria, poté seguire gli studi presso alcune università d'arte, decidendo poi di prendere parte all'esercito tedesco durante la prima guerra mondiale, una scelta dettata dal senso di forte patriottismo che provava per la sua cara Germania. Ma questo non bastò per proteggerlo dagli orrori della guerra: tornato a casa, rimase segnato nel profondo dalle brutali scene di violenza e dalle sofferenti morti a cui fu costretto ad assistere, tanto da trasformare la sua arte in un vero e proprio manifesto di denuncia.

In "Invalidi Di Guerra Giocano a Carte" troviamo tre uomini, chiaramente veterani, intenti a giocare a carte su quello che sembra essere un semplice tavolino da bar, affiancato da un appendiabiti sulla destra e una lampadina sulla sinistra, unica fonte di luce del dipinto.

L'utilizzo dei colori puri, marchio di fabbrica dell'artista, mette in risalto l'aspetto fisico dei tre, evidenziando particolarmente le malformazioni e le cicatrici presenti sul volto, la mano scheletrica sul tavolo, la posizione dei busti scomposta, un cornaletto che sostituisce l'orecchio del giocatore sulla sinistra, ma anche le gambe amputate le cui protesi si incastrano goffamente tra loro. I tre sono soldati -ciò si evince dai simboli di guerra che troviamo nel dipinto, come la croce sulla giacca dell'uomo a destra- intenti a giocare a carte, come se nulla fosse.Lo stile angosciante

e il carattere macabro, tipico della Nuova Oggettività, hanno fatto sì che Dix potesse esprimere con cruda schiettezza la sua disapprovazione nei confronti della borghesia tedesca ed avanzare una critica nei confronti della società, denunciando gli orrori della Prima Guerra Mondiale. I dettagli scabrosi dei giovani soldati non sono solo ferite che hanno segnato il fisico ormai martoriato dalla brutalità della guerra, ma anche la metafora del profondo solco che quest'ultima ha lasciato nella popolazione. Come una ferita infetta, continua a mortificare gli uomini e le donne che maggiormente hanno sentito la pressione delle perdite: la classe meno abbiente dei tedeschi. E, mentre la borghesia continuava la propria vita come se nulla fosse mai accaduto, proprio come i soldati, la povera gente moriva di fame accasciata ai bordi delle strade, stremata da ciò che si pensava avrebbe portato ricchezza nel paese ma che, in verità, depredava il popolo di quel briciolo di dignità che serviva all'uomo per definirsi libero, e non misero.

Durante il corso del tempo numerosi uomini hanno dichiarato che la guerra fosse uno strumento necessario, l'espressione massima della forza di una nazione, ma nonostante ci ostiniamo a ripetere il mantra "Historia magistra vitae est" come un vecchio disco rotto, c'è chi ancora si ostinano a giustificare chi decide di imporsi con la forza, lasciandosi alle spalle una scia rosso sangue, avanzando con i paraocchi del cinismo che mantiene lo sguardo sull'obiettivo finale, sul quadro completo: la vittoria.

Ma è davvero una vittoria se c'è qualcuno che perde la vita?

"La guerra è un cavalletto, i politici sono il quadro e i soldati sono il colore." - Gabriele Ristallo
-MARIANGELA BIANCO

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