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i funerali di togliatti

 

“I funerali di Togliatti”, Renato Guttuso, 1972, colori acrilici con collage, 340x440cm, esposto al Museo d’Arte Moderna di Bologna.


E’ il 21 agosto del 1964 e il segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti esala il suo ultimo respiro.

Il quotidiano L’Unità esce in edizione straordinaria con il frontespizio listato a lutto e la scritta “Togliatti è morto” , descrivendolo come “un grande figlio del popolo italiano, un dirigente geniale del comunismo internazionale, un combattente che ha speso tutta intera la sua esistenza in una lotta dura e infaticabile per il socialismo, per la democrazia, per la pace”.


In breve tempo l’annuncio della sua morte farà il giro del paese e sarà accolto con profonda costernazione dal popolo comunista, che il 25 agosto, giorno del funerale, gli tributerà un saluto di massa in piazza San Giovanni, storico luogo della sinistra italiana in cui numerose volte Togliatti aveva parlato ai suoi elettori.

La stessa folla, del resto, si era presentata in quel medesimo luogo qualche anno prima per Di Vittorio e si farà risentire venti anni dopo per Berlinguer.


Quel corteo e quella piazza persistono nella cultura di massa grazie anche alla narrazione di Pier Paolo Pasolini nella pellicola “Uccellacci e Uccellini” del 1966 e - sei anni dopo - tramite l’imponente raffigurazione su una tela di ben quattro metri realizzata da Renato Guttuso, protagonista indiscusso della pittura neorealista italiana, che poi estese il suo impegno civile dall’arte all’attività politica.


Guttuso, all’interno del quadro, conduce immediatamente l’attenzione di chi osserva verso il centro dell’opera, dove giace la sagoma di Togliatti, indistinta e quasi irriconoscibile, che tuttavia è messa in primo piano mediante una colorata cornice floreale realizzata con la tecnica del collage.

A circondarlo sono presenti i ritratti delle compagne e dei compagni che gli furono vicini in vita, nel lavoro, in Spagna, in Unione Sovietica e durante i periodi dell’esilio.

La folla è immortalata rigorosamente in bianco e nero, creando un forte contrasto con il caldo rosso delle bandiere, sì tese verso il cielo, ma appesantite dall’atmosfera.


Sono subito riconoscibili alcuni volti: quello della compagna-amante Nilde Iotti con il capo cinto da un velo; di Lenin che si moltiplica per ben cinque volte all’interno del quadro; di altre figure storiche del comunismo internazionale come Marx, Gramsci, Trotsky; dell'antesignana del suffragio universale Anna Kuliscioff; dei compagni di partito Ingrao, Amendola, Pajetta, Natta nonché Guttuso stesso, poi sono presenti papà e fratelli Cervi; ma anche Angela Davis e Dolores Ibarruri, due grandi voci femminili che in epoche e continenti diversi hanno lottato contro i fascismi e la segregazione razziale.

Infine, in basso a sinistra, spicca l'espressione composta di un volto che pare avere più colore rispetto agli altri: si tratta di Enrico Berlinguer, che, proprio mentre Guttuso sta ultimando il dipinto, viene eletto segretario del PCI.


Questo complesso di personaggi, passati e contemporanei, vicini e lontani, esprime, piuttosto che l’effettiva presenza ai funerali, la loro profonda sinergia e compresenza di ideali, capaci di congiungere ogni luogo del mondo e perdurare al di là della morte.


Oltre a tali figure di rilievo, altrettanto importante è la coralità della sofferenza di donne e uomini, contadini e operai, bambini, intellettuali e studenti, che conferisce alla composizione la commozione e l’emozione di un popolo, che da tutto il Paese si ricongiunge per rendere un ultimo saluto all’uomo che aveva reso il PCI un grande partito di massa, padre della democrazia italiana, basata su una Costituzione antifascista e fondata sul lavoro. Un popolo che, con la propria presenza, è protagonista di una storia più grande e - con bandiera rossa, pugno serrato e sguardo immobile - si ferma per un incommensurabile istante di dolore.



“C'è un compagno, altra generazione,

Che vuol bene ai matti,

Gira con un fazzoletto rosso

E una foto di Togliatti

Che alza sulla testa, che alza verso il cielo.”


-Albana per Togliatti, Claudio Lolli.

 

Articolo di Francesca Ancona

 

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